17.10.05
7:00 AM
I due predatori
Labbra sottili, lische di pesce.
Il suo corpo si muove per la stanza, poi si siede. Apre la bocca. Ancora labbra affilate lische di pesce.
Un neo spicca sulla guance appena arrossate dal freddo: un neo rende femminile quel volto a tratti ombroso.
Gli occhi brillano e sono quelli dell'animale braccato che si abbassa nella palude sfiorandone l'erba.
Sospira tirando a se' le braccia e racconta:
"Tutte avevano la pelle velata come le pesche mature e quel profumo di frutto celato dall'albero finche' non e' maturo: il fascino della primizia.
Il nocciolo del frutto, quel loro cuore di legno, dove solo un insetto puo' arrivare prima del tempo per succhiarne la polpa... ed io geloso del parassita, ghiotto sia di polpa che di legno!
Ora non posso nutrirmi d'altro. Raccogli la frutta piu' acerba e trova per me della selvaggina viva. Camminerai fra questa nebbia ottobrina che cela ombre, predatori e prede.
Nella terra per non essere vista tratterrai il fiato il piu' possibile fino a confonderti con l'aria stessa.
Questa notte non scorgo alcuna stella ed anche le vie sono calme.
Lascerai la casa a minuti e mi porterai quanto chiesto."
Gli occhi si abbassano verso le mie caviglie, apre un frutto acerbo e ne succhia la polpa; strizza gli occhi che diventano due fessure rossastre, gioca fra le dita con i resti del nocciolo.
Sul tavolo, accanto a noi, resti di selvaggina sbocconcellata: anatre, fagiani, maiali e conigli. Spellati, ammucchiati l'uno sull'altro. L'odore del sangue fresco ha attirato il ringhio di cani sotto una finestra.
Apre un altro frutto, ha due noccioli in mano. Prende il muso di cio' che e' rimasto d'un maiale e ne spinge i noccioli nelle palpebre, fin dentro con le dita.
Si alza.
Si pulisce le mani nei risvolti della camicia.
Mi indica la porta.
Ripreso da un vecchio appunto scritto a Marzo 2005 "L'arabo" - Riadattato il 16 Ottobre 2005.
Dedicato Alla Musa
Il dipinto a destra e' firmato Chiara Martini http://www.chiaramartini.it/
14.10.05
12:40 AM
Al suolo la mia parte migliore
Odiare e' dar troppa importanza all'odiato
Ugo Bernasconi da "Parole alla buona gente"Al suolo la mia parte migliore
12.10.05
7:50 PM
George Sand
Venezia, 10 luglio 1834Nati sotto cieli diversi, non abbiamo ne' gli stessi pensieri ne' lo stesso linguaggio - abbiamo, forse, cuori che si somigliano? Il clima mite e nuvoloso dal quale provengo mi ha lasciato impressioni gentili e malinconiche; quali passioni ha infuso in voi il sole generoso che ha abbronzato la vostra fonte? Io so come amare e soffrire, e voi, cosa conoscete dell'amore? L'ardore dei vostri sguardi, la violenta stretta delle vostre braccia, il fervore del vostro desiderio, mi tentano e mi spaventano. Non so se combattere la vostra passione o se condividerla. Non si ama cosi' nel mio paese; Accanto a voi io non sono niente altro che una pallida statua che vi guarda con desiderio, preoccupazione e stupore. Non so se mi amate sinceramente, non lo sapro' mai. Riuscite appena a dire qualche parola nella mia lingua e io non conosco abbastanza la vostra per penetrare simili misteriose questione. Forse, anche se conoscessi perfettamente la lingua che parlate, non riuscirei a farmi capire. Il luogo dove abbiamo vissuto, la gente ci ha istruito, sono indubbiamente le ragioni per le quali abbiamo idee, sentimenti e bisogni reciprocamente inspiegabili. La mia natura debole e il vostro temperamento ardente devono produrre pensieri molto diversi. Voi dovete ignorare, o disprezzare, le migliaia di sofferenze insignificanti che mi turbano; dovete ridere di cio' che mi fa piangere. Forse non sapete neanche che cosa sono le lacrime. Che cosa sareste per me: un sostegno o un padrone? Mi consolereste dei mali che ho patito prima di incontrarvi? Capite perche' sono triste? Capite la compassione, la pazienza e l'amicizia? Forse siete stato allevato con l'idea che le donne non hanno anima. Pensate che ce l'abbiamo? Non siete ne' un cristiano ne' un musulmano, non siete un uomo civilizzato ne' un barbaro - siete dunque un uomo? Che cosa si nasconde in quel petto mascolino, dietro quella fronte superba, quegli occhi leonini? Avete mai un pensiero nobile, fine, un sentimento fraterno e pio? Quando dormite, Sognate di volare verso il paradiso? Quando gli uomini vi feriscono, credete ancora in Dio? Saro' la vostra compagna o la vostra schiava? Mi desiderate o mi amate? Quando la vostra passione sara' soddisfatta, mi ringrazierete? Quando vi avro' fatto felice, saprete come dirmelo? Sapete cosa sono io e vi angoscia il non saperlo? Per voi io sono un essere sconosciuto cui aspirare e di cui sognare, o ai vostri occhi sono una di quelle donne che ingrassano negli harem? Nei vostri occhi, ove credo di scorgere una scintilla divina, c'e' forse solo la lussuria che quelle donne ispirano? Conoscete quel desiserio dell'animo che il tempo non spegne, che nessun eccesso attutisce o logora? Quando la vostra amante dorme tra le vostre braccia rimanete deste per vegliare su di lei, per pregare Dio e piangere? I piaceri dell'amore vi lasciano esausto e abbrutito, o vi trasportano in un'estasi divina? la vostra anima sopraffa' il vostro corpo quando lasciate il seno di colei che amate? Ah, quando vi osservero' trattenuto e quieto, capiro' se siete pensieroso o se invece riposate? Quando i vostri sguardi si attenueranno, sara' per tenerezza o per spossatezza? Forse vi renderete conto che io non vi conosco e che voi non conoscete me. Non conosco ne' la vostra vita passata ne' il vostro carattere, ne' cio' che gli uomini che vi conoscono pensano di voi. Forse tra loro voi siete il primo, o forse l'ultimo. Vi amo senza sapere se posso stimarvi, vi amo perche' mi piacete, e forse un giorno o l'altro saro' costretta a odiarvi. Se foste un uomo del mio paese, vi farei delle domande e voi mi capireste. Forse sarei ancora più infelice perche' m'ingannereste. cosiì, almeno non m'illuderete, non mi farete vane promesse e fasi voti. Mi amerete per quello che capite dell'amore, per quello che potete amare. Cio' che ho cercato invano in altri probabilmente non lo trovero' in voi, ma posso sempre credere che lo possediate. Quegli sguardi, quelle carezze d'amore che in altri mi hanno sempre mentito, lascerete che le interpreti come desiderio, senza aggiungervi parole ingannevoli. Potro' interpretare le vostre arie sognanti e colmare i vostri silenzi di eloquenza. Attribuiro' alle vostre azioni le intezioni che io desidero. Quando mi guarderete con tenerezza, pensero' che la vostra anima sta osservando la mia, quando lancerete occhiate al cielo credero' che la vostra mente si rivolge all'eternità da cui sorse. Lasciate che rimaniamo cosi', non imparate la mia lingua e io non cerchero' nella vostra, parole per cui esprimere i miei dubbi e timori. Voglio ignorare cio' che fate della vostra vita e quale parte giocate fra i vostri compagni uomini. Non voglio nemmeno sapere il vostro nome. Nascondetemi il vostro animo onde io possa sempre pensare che sia bello.
Alla Musa
11.10.05
11:45 AM
Oltre le mani
Vicini.
Tu. Io.
Possibile quanto crudele
l'incertezza d'averti vicino.
Non importa come amarti.
L'amore ha secoli di forme
come i venti
nelle tue grandi mani.
Alla Musa
3.10.05
8:19 PM
Il giardino del luppolo - Silvia Di Natale
Adolf Kolmar e' un giovane sensibile, emotivamente e psichicamente instabile. Dalla fine degli anni venti fino a tutto il secondo conflitto mondiale, registra su di se', senza avere ne' gli strumenti ne' la forza per opporvisi, il progressivo "allineamento" prodotto dal nazismo nella societaa' tedesca. Non e' un eroe, ma diventa, passando per il malessere e la follia, il catalizzatore dei segni che trascinano la Germania nella tragedia.
Dal fiore del luppolo si ricava la birra. Agli inizi del secolo il luppolo cresceva su alte pertiche all'interno di piantagioni recintate che venivano chiamate "giardini". La raccolta a mano coinvolgeva gran parte della popolazione vecchia e giovane dei villaggi. La storia di Adolf comincia nel 1910 a Muhlbach nell'Hallertau in mezzo alle colline coperte di luppolo.
Adolf non e' un militante socialdemocratico o comunista (come l'amico Max, che finira' ben presto arrestato e ucciso): la sua e' piuttosto una coscienza cristiana, irrorata di pacifismo quacchero, incline al compromesso ma pronta a destarsi in indignazione e furore quando Adolf e' visitato dalle sue visioni.
Eppure, malgrado la sua sensibilita' lo esponga al pericolo, Adolf sembra passare indenne. Come se il mondo non lo ascoltasse. Come se la sua presenza non contasse. Come se fosse segnato da un'insondabile innocenza. O come se qualcuno lo proteggesse. E quanto piu' la Storia e le storie lo lasciano fuori, tanto piu' la sua follia legge il mondo e lo snuda.