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e poi ancora scritti.
"Preferisco il ridicolo di scrivere poesie al ridicolo di non scriverle" (Szymborska)
Alice, Age, 26
Costantemente alla ricerca di qualcosa.
Adolf Kolmar e' un giovane sensibile, emotivamente e psichicamente instabile. Dalla fine degli anni venti fino a tutto il secondo conflitto mondiale, registra su di se', senza avere ne' gli strumenti ne' la forza per opporvisi, il progressivo "allineamento" prodotto dal nazismo nella societaa' tedesca. Non e' un eroe, ma diventa, passando per il malessere e la follia, il catalizzatore dei segni che trascinano la Germania nella tragedia. Dal fiore del luppolo si ricava la birra. Agli inizi del secolo il luppolo cresceva su alte pertiche all'interno di piantagioni recintate che venivano chiamate "giardini". La raccolta a mano coinvolgeva gran parte della popolazione vecchia e giovane dei villaggi. La storia di Adolf comincia nel 1910 a Muhlbach nell'Hallertau in mezzo alle colline coperte di luppolo. Adolf non e' un militante socialdemocratico o comunista (come l'amico Max, che finira' ben presto arrestato e ucciso): la sua e' piuttosto una coscienza cristiana, irrorata di pacifismo quacchero, incline al compromesso ma pronta a destarsi in indignazione e furore quando Adolf e' visitato dalle sue visioni. Eppure, malgrado la sua sensibilita' lo esponga al pericolo, Adolf sembra passare indenne. Come se il mondo non lo ascoltasse. Come se la sua presenza non contasse. Come se fosse segnato da un'insondabile innocenza. O come se qualcuno lo proteggesse. E quanto piu' la Storia e le storie lo lasciano fuori, tanto piu' la sua follia legge il mondo e lo snuda.