21.2.09
1:36 AM
Una pazza
A volte ripenso a tutti quei sogni prima del temporale.
Tre cani sul prato e vent'anni sdraiati.
Un paio di occhi ed altri a guardarmi.
Il temporale. Un viaggio. Qualche promessa.
Nessun ritorno.
Decisi di andare verso il villaggio vicino al mare.
E lessi una cartina rovesciata.
Partiva da un'albero di ciliegie rosse piene d'insetti verdi smeraldo. Ronzavano e sudavano. Ronzavano e cantavano. Io correvo sentivo una musica dal paese in alto, fermai qualche passante, mi dicevano che dovevo affrettarmi, c'era una festa. Il cammino era ciottoloso, brillava un sole di tarda primavera, mi pettinavo i capelli mentre correvo, pensavo alle ciliegie lasciate sulla pianta anch'esse a ronzare. I ciottoli erano bagnati, scivolosi. Tutti erano a piedi nudi, non conoscevo nessuno e non potevo vedere nient'altro che gente, farsi avanti verso le tavole imbandite. Una bambina faceva rotolare un cerchio giu da una discesa, aveva i capelli neri in trecce ed incrociò il mio sguardo prima di sparire a cavallo del suo gioco.
Quando arrivai in cima alla salita il profumo di pane aveva invaso la piazza. Ma non avevo soldi per mangiare. Così toccavo i sassi caldi dal sole, e mi sembrava di avere del pane bruciato e duro fra le dita. Poi mi ricordai che non si poteva giocare... non con quello con cui potevo sfamarmi. Allora, mangiai il sasso. Sapeva davvero di pane.
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